Innanzitutto, i saluti: buongiorno (o, per chi si connettesse ad orario post meridiano, buonasera). Dopodiché, le presentazioni: io sono Silviaggì, giovane maturanda che conta di concludere a breve il suo ultimo anno di scuole superiori, nonché ideatrice e "mente" della serie di vignette che segue. Vernella, mia fedele compagna di banco, è invece "il braccio", colei cioè che L'ora di filosofia l'ha disegnata, con discreta maestria (almeno a parer mio).
Perché L'ora di filosofia, mi chiederete. Potrei giustificare la scelta di questo titolo sottolineando che il contenuto delle strisce lascia trapelare una visione del mondo riflessiva e dissacratoria; potrei far notare come il pervasivo sentimento di noia che le espressioni dei personaggi riescono a trasmettere denota un'indubbia profondità intellettuale dell'insieme; potrei dire insomma che vi è un che di metafisico e trascendentale nei contenuti e nella forma della serie di strisce.
Eppure, queste altro non sarebbero che clamorose fregnacce: L'ora di filosofia deve il suo titolo solo ed esclusivamente al momento in cui le vignette sono state ideate e create, ovvero durante le ore di filosofia della noiosissima professoressa Arcangelo (utilizzo uno pseudonimo per evitare di essere espulsa dal liceo che frequento, trascinando con me anche l'innocente Vernella; comunque sono certa che la maggior parte delle professoresse di filosofia somigliano alla mia, e quindi ella può essere considerata rappresentante di tutte e di nessuna). Insomma, in qualche modo il tempo bisognerà pur ammazzarlo. Ecco dunque dove L'ora di filosofia affonda le sue origini: nell'ora di filosofia stessa, dimostrando, in un certo senso, di essersi fatta da sola.
Vi proponiamo quindi questa serie di vignette, che vede come protagonista la Nuvoletta della saggezza e la sua antitetica spalla, una malinconica altera ego che è tanto liscia di capelli quanto la Nuvoletta è riccia e tanto bruna quanto l'altra è bionda.
Se, per mezzo alle loro espressioni poco entusiaste e poco entusiasmanti, riusciremo a trasmettervi le sensazioni che la professoressa Arcangelo trasmette quotidianamente a noi, e cioè ad annoiarvi, credete che s'è fatto proprio apposta (cit.) (ma come cit. da chi? Cit. da Manzoni, capre che non siete altro!).
Se, per mezzo alle loro espressioni poco entusiaste e poco entusiasmanti, riusciremo a trasmettervi le sensazioni che la professoressa Arcangelo trasmette quotidianamente a noi, e cioè ad annoiarvi, credete che s'è fatto proprio apposta (cit.) (ma come cit. da chi? Cit. da Manzoni, capre che non siete altro!).
Silviaggì
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